Margherita me lo dice da settimane, da mesi: “il mio obiettivo entro fine anno è di far si che tu smetta di usare continuamente l’aggettivo perfetto”.
La prima volta che me l’ha detto mi sono messa a ridere, di cuore. Perché un po’ perfettina io lo sono. Sarebbe inutile negarlo. E poi ho iniziato a pensare, attività che adoro. Soprattutto la sera tardi, di notte quando non riesco a dormire, o in metro appiccicata contro il vetro, senza via di scampo.
La prima volta che l’ho capito, di essere perfettina, è stata nel deli dietro casa. I deli sono delle sorte di “alimentari” che si trovano a tutti gli angoli delle strade a Manhattan e fuori. Aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, H24 come direbbe Crozza-Maroni, sono il punto di riferimento per tantissimi newyorchesi. Se ne conoscono i proprietari per nome, spesso cinesi o indiani, i quali a loro volta conoscono perfettamente i nostri gusti (ed i nostri segreti). Ad esempio sanno che, se al ritorno da una serata fuori mi fermo a comprare del cioccolato, significa che sono triste. Se poi il cioccolato è farcito di nocciole o magari ripieno di caramello, allora sono proprio in fase di “down”.
Andò cosi: presi un vassoio trasparente ed iniziai a rimpirlo di verdure. Erano cosi ben disposte, per colore e forma – le zucchine a rotelline a destra, il mais con i pisellini e le carotine a sinistra, i broccoli disposti a mo’ di bouquet di fiori al centro – che Mr. Chen, il proprietario, disse di non aver mai visto un display cosi bello. Eh si, mi piacciono le cose disposte bene, tutto deve avere un senso. Esteticamente. Intellettualmente. Tutto deve essere “perfetto”.
Voltaire diceva che “il meglio è il nemico del bene”, ovvero: a volte la ricerca della perfezione ci blocca. Si aspetta il momento giusto, quello perfetto. Che però non arriva mai. Non arriva perché, in realtà, non c’è. Il momento “giusto” è semplicemente quello in cui si inizia. Il resto si aggiusta nel mentre, on-the-go per dirla all’americana. Io l’ho capito con il tempo, provando e disfacendo. Me l’ha insegnato la vita.
Continuo ad avere la “mania” di fare tutto bene, quella ce l’ho dentro, ma ho anche capito che non è tutto sotto il mio controllo. Il mio dovere deve essere quello di dare il massimo, cosi da non avere rimpianti. Se poi non viene tutto perfetto, pazienza. Anche perché il tempo è poco ragazzi, e tocca viverlo al meglio.
E allora quando ieri sera parlando con Marghe, Dennis e Claudia si discuteva di com’è andato questo 2017, di come sia volato il tempo, delle cose fatte e da fare, e di cosa ci auguriamo per il prossimo anno, io me ne sono uscita con: “io sento che sarà sia una anno spettacolare”. Spettacolare. Non perfetto.
Margherita mi ha sorriso e mi ha detto: “brava, vedi che facciamo progressi”?