In queste settimane in giro per l’Italia ho sentito tante, tantissime storie. Alcune mi hanno colpito più di altre, perchè chi me le raccontava ha scelto di accovacciarsi davanti a me, di guardarmi negl occhi, di accarezzarmi la mano, e parlarmi come si fa ad un’amica, ad una sorella. Con gli occhi lucidi, con la voce piena di emozione. Perchè spesso è molto più facile aprirsi con una sconosciuta, che con chi ci sta intorno.
Sono tre le storie che sento più spesso ed hanno tutte per protagoniste donne e uomini coraggiosi, che non mollano. Che cercano di dare voce alla loro storia. A volte di urlarla.
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Donne che hanno perso il loro fidanzato/compagno/marito, o magari un genitore. Tutte perdite importanti. Che segnano profondamente. La storia che mi è rimasta più nel cuore è ancor più straziante. Quella di una mamma che ha perso il figlio. Mi ha spezzato il cuore quando me l’ha detto. Stavo per firmare il libro quando ho mollato tutto e l’ho abbracciata. Pensate la forza che ha avuto nel venire ad ascoltare me parlare, anche del mio dolore, avendone a sua volta uno suo, di ancor più grande. Mi sono quasi sentita in colpa per il mio, di dolore. Dicono che la perdita di un figlio sia quella più grande. Non l’ho mai provata e non posso dire di poterlo capire a fondo. Ma quegl’occhi verdi urlavano. Un contrasto incredibile con l’eleganza composta ed il portamento silenzioso di chi mi stava di fronte.
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Poi c’è un’altro tipo di perdita: la fine di una storia. Un divorzio. Scelte non volute. Difficili. Situazioni in cui si da il peggio di se stessi. Anche qui tante storie simili di donne – e di uomini – che non si vogliono arrendere a quello che la vita ha presentato. Eppure devono farlo. Accettare. Imparare. Rinascere.
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E poi ci sono loro. Le madri preoccupate per i figli. Non sanno che direzione prendere, i figli. E cosi anche loro, le madri, vanno in confusione. Non riescono a comunicare. E allora mi chiedono di dedicare il libro ai quei figli confusi. Di augurargli di trovare la loro strada. “Come hai fatto tu“.
Non andrà lontano chi sa dove sta andando: secondo F. Kafka l’avrebbe annotato Napoleone. E poi: Nessuna violenza supera quella che ha aspetti silenziosi e freddi (G. Ungaretti). Così, due brevi considerazioni suggeritemi dalla lettura di “Come hai fatto tu”.
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Storie fortissime e tu hai davvero le spalle forti per accoglierle.
Hai ragione, si può essere confusi, possiamo autorizzarci ad aver pietà di noi in quei momenti di buio
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