Nella nostra splendida Italia, la giornata è scandita dal cibo. Si inizia con la colazione. Al bar: cornetto e cappuccino, in piedi di corsa con il barista che conosce tutti per nome. A casa: con biscotti e caffè latte, la tv a dare le principali notizie. Qui nessuno cammina per strada con improbabili bicchieroni di caffè americano mentre addenta un doughnut appiccicoso alla cannella. Il nostro caffè dura al massimo qualche secondo. Quello che bevo a New York, nei bicchieroni to-go di cartone, con il coperchio per non scottarsi. è fatto per durare. Anche ore.
Intato a casa Menin, alle ore 8 di mattina, a volte anche prima, insieme all’aroma di caffè si sente… quello della cipolla (!!!) che soffrigge. E si perchè la super organizzata Tommy mica può aspettare a cucinare le “seppie in toccio” (n.d.r. in umido). No no, prima si inizia, prima si finisce. E cosí, con il biscotto ancora in bocca e la tazzina ancora calda, accompagnata dall’inebriante aroma di cipolla, mamma mi chiede che cosa voglio per pranzo. E per cena. Dandomi molteplici opzioni. Come in trattoria: menù a tre portate, antipasto primo e secondo. Più caffè e dolce. Ovviamente si inizia con gli stuzzichini di papà, una sorta di aperitivo pre-pasto con gli ormai famosi bagigi (n.d.r. arachidi), le patatine e i pistacchi. Questo tutti i giorni. Tutta la settimana. Per pranzo e per cena.
Tutto ruota intorno al cibo, da noi. Ed è una cosa bellissima ragazzi. Forse non ci fate caso perchè vivete qui, ma il cibo è salute, è cultura, è vita.
Per questo mi commuovo dentro ai supermercati italiani. Davanti alle pasticcerie. E vogliamo fare un momento di silenzio per l’odore del pane fresco in giro per le città ed i paesi la mattina presto?
Ecco. Questo manca a casa, a New York. Dove si, c’è di tutto e di più. Una varietà di cucine e di ingredienti incredibile. Eppure. Eppure non è mai proprio lo stresso, il gusto.
Il ragù di mamma, per qualche misteriosa (ma neanche tanto) ragione, mica ha lo stesso gusto cucinato a New York. E la sua torta agli amaretti e ricotta? E la frutta e la verdura? I pomodori che non sanno di pomodoro? Cosí per citare uno dei temi di grande conversazione all’interno della comunità italiana (e spagnola, francese…) a New York.
Su questo, e su molto altro, manteniamo ancora un’ottima posizione nel mondo. La cultura del cibo. Avanti cosí!