“Piacere, Annalisa”, dico io con un gran sorriso. Indosso il mio vestitino plissettato e gli stivali rock. La luce verde ci fa sembrare tutti un po’ alieni. Del resto è un “green party” di Natale, questo!
Ho visto quest’uomo da lontano. Era seduto, t-shirt nera e jeans scuri, intento a mandare email con il suo cellulare. Ha alzato lo sguardo mentre mi avvicinavo. Gli ho sorriso. “Mi par proprio di conoscerlo”, ho pensato. Lui mi dice: “piacere mio, Graziano”.
E li mi è venuto un colpo al cuore. Quel Graziano?!
Si. Proprio lui.
Gli stessi occhi celesti di quella sera. Occhi gentili che mi avevano chiesto come stavo, che cosa facevo, che cosa potevano fare per me. Se ero a posto. Non lo ero, a posto. Quella sera. Forse non lo sono tutt’ora. La gentilezza del suo sguardo mi aveva colpito allora, come mi ha colpito ieri sera.
E cosi, 4 anni dopo, mi ritrovo ad abbracciare con grande affetto colui grazie al quale tutto ha avuto inizio. Nella primavera di 12 anni fa, proprio lui, Graziano, chiese a Marco se voleva rimanere a New York. Al 26mo piano di un grattacielo sulla 42ma Strada, proprio di fronte a Bryant Park, con vista aperta sull’Empire State Building e tutta downtown. “‘E dove vuoi che vada?,” era stata la sua risposta. Il resto è storia. Il resto è vita vissuta. Voluta. Accaduta. Acettata. Rifuitata. Vera.
Senza Marco non ci sarebbe stata Anna, a New York. O magari si, ma in un percorso molto diverso. Non cosi a lungo, non cosi’ intenso.
E cosi, mentre sono sul taxi di ritorno dal party e attraverso il Queensboro Bridge verso Queens, penso che questo era, che questo è il mio destino. Di tanto in tanto arriva un “messaggero” a ricordarmelo. Ed io sorrido perché è tutto deciso per me. E queste cose accadono sempre nei momenti più difficili. Quando servirebbe giusto un aiutino, qualcosa per continuare a credere, a lottare. E voilà: gli occhi celesti di Graziano.
Si. La strada è quella giusta. Avanti tutta.