Entro nel suo salon un caldo pomeriggio d’estate. Per strada incrocio la mia ex-manager di Valentino che mi abbraccia con grande affetto, da lei non me l’aspettavo. Sempre così severa, ma giusta, mi sembra una persona diversa ora. Nuova. E anche io lo sono. È passato un anno da quando ho dato le dimissioni, e quante cose incredibili sono successe…
Felice dopo l’inaspettato incontro, proseguo verso il Fuller Building, uno dei più iconici di midtown east. Siamo a due passi da Central Park, in una delle mecche del capello. Ho aspettato l’appuntamento con Hans per giorni, come si aspetta l’arrivo della primavera.
Solo che di “Hans” quest’uomo non ha nulla. Mi aspettavo un omone alto e biondo, un vichingo. E invece di fronte a me sta un uomo estremamente elegante e raffinato.
Alto e moro, occhi verdi e barba perfettamente pettinata. È arrivato alla reception ad accogliermi, come un’onda di mare caldo ad agosto, con un abbraccio che non sembrava voler lasciare.
Mi fa accomodare sulla sedia, di fronte al grande specchio che riflette la vista dalla finestra di fronte. Si vede il rooftop di un palazzo. Una coppia di mezza età si trova seduta su un grande divano gonfiabile, a due passi dalla piscina.
Mi chiede cosa voglio fare.
“Hai carta bianca. Sono qui per cambiare. Mi fido di te”.
Sorride. E poi mi prende le spalle con le mani, che fa scorrere lentamente ai late della mia testa, fino a toccare leggermente le mie tempie. Con grande delicatezza, sposta i capelli dietro alle orecchie.
“Io te li tagliere corti corti”.
Un lampo di terrore passa nei miei occhi. Voglio un cambio, ma corti no! Lui capisce al volo e ci accordiamo per la saggia mezza via. Mi dice che sarò molto contenta.
Si inizia.
Io indosso solo un kimono di raso nero. Ho tolto il vestito sotto, per comodità. Così mi sento involontariamente, estremamente sexy. Una consuetudine del salon per la comodità delle proprie clienti.
Hans usa un profumo molto discreto, eppure intensissimo. Che non riesco ad individuare ne a togliermi di dosso.
Inizio con le mie domande, abituata come sono ad intervistare le persone.
Intanto lui mi gira intorno, come farebbe un ballerino di tango. Con decisione e mosse precise e calcole. Sforbiciate che sono sciabolate. Colpi di spazzola che sembrano colpi di karatè.
Sarà quel suo outfit nero su nero, saranno i suoi colori scuri, saranno gli occhi verdi, fatto sta che mi ritrovo totalmente rapita da quest’uomo. Io, sempre abituata ad avere tutto sotto controllo, qui sono una semplice spettatrice. Decide lui.
Gli chiedo se le sue clienti commentano mai il suo modo di tagliare i capelli.
Ridendo di gusto, mi dice: “no, perché”?”
E questa volta rido io, che divento poi tutta rossa pensando al viaggio mentale mi sono appena fatta.
Si chiama Hans, ma è italianissimo. I genitori l’hanno chiamato così dopo un viaggio in Svezia. Fa il parrucchiere da sempre. E lo fa bene. Esco da li sentendomi la più bella donna del mondo. Mission accomplished, caro Hans.
Gli scrivo per mandargli una mia foto con il nuovo taglio, solo che nella foto i capelli mica si vedono. In compenso, si vede benissimo lo skyline di Manhannta e le scape nuove che ho comprato. Lui mi ringrazia comunque.
“Potremmo andare a bere qualcosa insieme, quando hai un po’ di tempo”, mi dice lui.
Potremmo, penso io.
Chiamerà o non chiamerà il nostro affascinante Hans?