Capita di guardarsi intorno. Ma intorno non c’è nessuno. Eppure non mancano gli amici e la famiglia è sempre lì, mica vanno da nessuna parte. Ma ci sono battaglie che tocca combattere da soli. Perché nelle nostre scarpe ci siamo solo noi.
Happiness is overrated, mi ha detto di recente qualcuno.
Gli occhi pesanti. Il cuore a pezzettini. La mente che macina. Lo sguardo sincero. I muri che cadono. E si rialzano. E ricadono.
Capita di deludere. E di essere delusi. E ogni volta bisogna ripartire. Ogni tradimento, ogni incomprensione lascia una ferita molto profonda. Così capita che scatti il meccanismo del “adesso basta, divento cattiva”. Ma cattivi ci si nasce. Non ci si diventa, mi sa…
E allora si attutisce il colpo. Si attende. E, appena pronti si ricomincia.
Tutto sembra bellissimo, da fuori. Come un vestitino di lino appena stirato. Lindo. Intatto. Puro. Che appena ti siedi è tutto una piega. E allora tu per non piegarlo, per non farti del male, non ti siedi. Stai sempre in piedi. Così il vestitino sarà sempre perfetto.
Ti concedi solo un attimo di deviazione da questo gioco malefico. Quando, tornata a casa nell’intimità del tuo castello metropolitano con animali di carta pesta ed una Peppermint Patty sorridente, ti butti sul divano e ti abbracci da sola.
È lì, in quel preciso momento, che sei vera. Indifesa. Disperata. Eppure consapevole di essere anche molto fortunata. E tutto questo è dentro di te, e fai fatica ad incastrare tutto nelle celle Excel.
E quando qualcuno finalmente ti abbraccerà forte forte in una notte profonda e buia, e ti sussurrerà “ma quanta paura hai, tu!?” saprai che hai trovato un alleato. Che ha capito.