ALDO, il panettiere del West Village

Una semplicissima t-shirt bianca, jeans strappati e il grembiule da panettiere con le sue iniziali “AMC” ricamate a mano -si racconta- dalla madre. Si chiama Aldo e fa il panettiere a New York. Romagnolo DOC, ha quell’accento irresistibile, modi gentili ed un gran bel sorriso.

Un codice a barre tatuato sul braccio sinistro con una combinazione di numeri che, a suo dire, apre la porta del suo cuore (!). È tifoso del Bologna e adora i passatelli asciutti, con burro e prosciutto cotto. Al posto del pane, mangia la piadina. Ha una testa piena di riccioli neri neri, forti e  ribelli che gli cadono davanti scomposti. Quando impasta le sue mitiche rosette porta un cerchietto nero fine fine. Un mix tra un caravaggesco Bacco e Luca Argentero dei tempi migliori.

La mattina presto, orde di donne fanno la fila per provare i suoi croissant, i pain au chocolat, i muffin ed i donughts ricoperti di appiccicosissima glassa. È uno dei tanti chef/ristoratori, che ce l’hanno fatta a New York. Partito con una sola panetteria, un buco pieno zeppo di prelibatezze sulla 12ma Strada e University Place, ora ne possiede cinque.

È un grande coccolone, sicuro  se nel suo lavoro, ma perennemente indeciso nella sua vita personale. Parte in quarta e poi va in ritirata. Si professa un “bravo ragas” e vanta di aver amato solo “donne bellissime”. Nel tempo libero gioca a golf in New Jersey con gli amici e appena può scappa Upstate New York nella sua casa di campagna.

Ci conosciamo nella sua location a Chelsea, dove capito un giorno attirata dal profumo di pane alle olive. A serivere il suo fido aiutante, Juanito Ramirez. Inizio a fare domande, spiego che scrivo per un blog. Mi piacerebbe tanto intervistare il proprietario… di li a poco esce dal retro bottega, la faccia coperta di farina. Mi colpiscono gli occhi, verdi, sorridenti. Furbi. E le sue mani.

Ci mettiamo d’accordo per vederci il giorno dopo. Arrivo. Lui mi aspetta lindo lindo seduto al balcone. Mi racconta la sua storia. Finisce con un “ciao ciao, arrivederci.”

Arrivo alla metro rossa e sento il cellulare vibrare.

“Eri proprio bella oggi con quel vestitino a fiori. Cosa ne dici di vederci per un drink?”

Non gli rispondo per qualche ora. Tattica 1-0-1.

Decidiamo di vederci nel fine settimana. Io inizio a selezionare il mio outfit due giorni prima, dopo consultazione con un triumvirato composto dalle mie tre più care amiche. Niente minigonna. Niente scollature troppo profonde, non che io abbia niente da mostrare, ne tacchi alti. Opto per un paio di sneakers: AMC non è molto alto.

Sono pronta ad uscire. Camicietta di seta blu notte ed dei pantaloncini di raso color panna. Due gocce di profumo e corro leggiadra a prendere il mio amato bus per andare a questo spettacolare appuntamento. Sono decisamente la persona più felice al mondo dentro al B64 che connette LIC-Long Island City a Dumbo. Mi guardo intorno e sorrido a tutti. Penseranno che mi sia fatta di qualche sostanza. Invece sono solo felice.

Sceglie Brooklyn Heights come zona. E non sbaglia un colpo. Ceniamo in un bellissimo ristorante appena aperto con tanto di menu pre-selezionato da lui con abbinamento di vini. Chiede di me. Io gli racconto la mia storia nella versione semplificata. Spaventerebbe troppo quella completa.  Gli racconto di come ho iniziato a scrivere nel mio blog, di come poi è arrivato il libro. Lui sembra genuinamente interessato.

Non prendiamo il dolce. È a dieta. Burtto segnale. Uomo triste.

Paghiamo il conto. Usciamo e mi da due opzioni. Una passegiata a Dumbo sotto il cielo stellato oppure un drink a Williamsburg, dove abita lui.

Per sicurezza, io scelgo la passeggiata a Dumbo… è una così bella serata. Perchè rinchiudersi dentro ad un posto chiuso, vicino a casa sua?

Passeggiamo. Ciacoliamo. Tutto è perfetto.

Da Gran Signore, prenota un Uber per farmi tornare a casa, sana e salva. Mi scrive anche un messaggino per augurarmi la buonanotte.

Non mi pare vero. Ma che bravo ragas!

E poi sparisce.

Dove?

Boh!

Misteri di New York.

Dove molto spesso gli uomini (e le donne, a onor del vero) compaiono e scompaiono alla velocità della luce. E mica si capisce perchè. E se chiedi spiegazioni, non arrivano. Perchè, a quanto pare, una non risposta equivale ad una speigazione.

Io non ci capisco niente.

Suggerimenti?

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