ITALIAN TOUR *VENICE*

Cronaca semiseria della terza tappa italiana del Book Tour de Il Mio Ultimo Anno a New York, a Venezia.

27 febbraio 2018. La famiglia Menin al completo è pronta. Gli outfit sono stati decisi da giorni. Mamma ha uno splendido vestitino blu notte e argento e la collana di perle regalata da Marco. Papa’ e Raffaele un vestito classico, io un abitino nero di pizzo, amore a prima vista appena arrivata in Italia. Dalla mattina è un susseguirsi di conferme di persone che verranno alla presentazione. Scopro che da casa partiremo in 16! Tutte persone del paese che seguono il blog! Ma che bello, penso io! Atri chiedono informazioni sulla location. Dico che forse ha senso incontrarci davanti a Santa Lucia, la stazione dei treni di Venezia.

E cosi’ facciamo. Ore 15.50, siamo tutti li. Sembriamo una comitiva di vacanzieri felici. Chiara e Federica arrivano con il libro in mano. Si vede da lontano, con la sua copertina gialla. Foto di rito e si parte. Stefy, cara amica esperta di Venezia, ci guida tra le calli strette fino a CFZ, il Cultural Flow Zone di Ca’ Foscari. La luce è intensa, bianca e “densa”, come solo le giornate invernali sanno regalare. Fa freddo ma mica lo sentiamo noi, tutti impegnati come siamo a ciacolare.

10 minuti dopo entriamo in una calle stretta stretta, alla fine della quale si apre il mare della laguna di Venezia.  L’aqua sembra quasi dorata con il suo movimento ondulare ed il sole riflesso. Siamo arrivati alle Zattere. Sulla sinistra il palazzo coloro rosa antico di CFZ. Entriamo. L’edificio è pieno di studenti impegnati sui libri. Tuffo indietro nel tempo. Alzo lo sugardo sul soffitto trapunto di travi antiche.

Intanto iniziano ad arrivare gli ospiti. Io mi defilo. Prima di una presentazione ho sempre bisogno di stare un pochino per conto mio. Per ringraziare della fortuna di poter raccontare questa storia, per scaramanzia, per preservare il momento di sorpresa nell’arrivare in sala e trovarla piena. E con il cuore che batte ettraversala e sentire l’affetto di tutti. Arriva la Prof. Crotti con il suo sorriso. Ci accomodiamo sulle sedie bianco latte. Iniziamo. Guardo davanti a me tutte queste persone venute ad ascoltare la storia di Anna e Marco. E mi viene un nodo alla gola. Vorrei abbracciarle tutte, perchè so che se sono arrivate fino a qui, è perchè si è creata una connessione al di la della mia, di storia.

E cosi riconfermo il grande potere della scrittura, argomento di conversazione con la Prof. Crotti: una volta scritta, una storia, non è piú di chi la scrive. Diventa di tutti. Ogni lettore la legge e la interpreta. La fa sua.

Continuo a pensare che sia incredibile che una piccola, grande storia comune come questa stia toccando cosi’ tante persone. Mi sa che abbiamo tutti un gran bisogno di emozionarci, di cose belle. 

Ogni presentazione è un mondo a se. Arrivano persone diverse, le città sono diverse. Anche io forse lo sono. Cerco di capire chi ho davanti e come comunicare, che cosa dire. Per far si che non sia un occasione sprecata, che ognuno torni a casa con una parola, una frase, un concetto che magari faccia ragionare, cambiare, migliorare.

Alla prossima ragazzi! Ci vediamo domani a Bassano!

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Un commento Aggiungi il tuo

  1. Grazia De Nicolò ha detto:

    Il tuo intervento, delicato, non mi ha lasciata incolume. Sono pugliese, ho pochi anni meno di te, ma in piena ripresa con i miei studi, in piena riorganizzazione della mia vita. Ti ho ascoltata cercando di cogliere le sfumature della tua persona, come sempre faccio, per via di una ossessiva tendenza all’analisi. Ma anche perché nell’altro ho un grande bisogno di cercare parti di me, cose che potrei riconoscere come anche mie, una forza che è anche mia, un amore che provo anch’io, una speranza da vendere, una tenacia che ci tiene in vita. E raccoglierle quando le ho perse, come appigli che mi suggeriscano che sono ancora ancorata al Mondo, che non posso più perdermi. È questo quello che fai, e non so quali strade mi porteranno alla definitiva me stessa, ma c’è luce sui nostri passi grazie a donne che sanno come aprire molti varchi, mettersi alla testa “in pole position”. Grazie per l’ispirazione.

    Grazia

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