Partiamo da lei: la campagnola. Così densa, così perfetta nella sua romboidale forma che ha tanta sostanza quanta semplicità. È ruvida fuori, e morbida dentro. Il biscotto perfetto da immergere nel latte e caffé caldo della mattina. Da un gran gusto, la campagnola. La trovate a New York mentre cammina a Bryant Park osservando grattacieli. Ma anche a Prozzolo in tuta e calzini mentre scrive con il minestrone che si cuoce.
E poi c’è lui: l’abbraccio. Un po’ come Yin e Yang, l’abbraccio ha quel senso di dualità esistente in ogni elemento: due entità opposte e complementari che formano la totalità. La sua forza e la sua debolezza. La sua dolcezza e la sua passionalità. Ed è assolutamente, scolvolgentemente, avvolgente. Un abbraccio lunghissimo che non lascia mai la presa.
Ecco, mentre facevo colazione oggi – con i galletti ad essere onesta del tutto (campagnole e abbracci, vi ho tradito!), ho pensato a tutto questo. Scusate, ma un po’ di frivolezza fa (molto!) bene, ogni tanto!
Ma se voi foste un biscotto, che biscotto sareste?
Ecco, per me scelgo la campagnola, tutta la vita.
Per il mio traghettatore, scelgo l’abbraccio. Non so se lui sarà d’accordo. Aldo il panettiere, si sa, potrebbe aver da ridere visto il suo lavoro. Ora passo parola e vediamo la reazione.
Intanto vi racconto che mi sto preparando per le presentazioni di Venezia e Bassano. Domani sarò a Venezia e passerò alla libreria La Toletta, dove saranno disponibili i libri a partire da domani.