Tutto ciò che vale la pena fare, inizia con l’aver paura.
L’altra sera ero seduta in un bar ed aspettavo Marghe. E riflettevo. Dio mio quanto rifletto! Un po’ troppo. Ma cosa devo fare? Sono fatta cosi. Devo capire. Devo ragionare. Devo sapere il perché delle cose. Entro in fase di marinatura, come la chiamo io. Avete presente quando si immerge un bel filetto di tonno nell’olio extravergine d’oliva, sale, succo di pompelmo e foglioline di melissa? Ecco io sto, come un filetto di tonno, in attesa di assorbire tutto il gusto del pompelmo. Di capire come muovermi.
E devo stare da sola quando e’ cosi’. Chi mi conosce bene lo percepisce in un attimo. I miei occhi, il mio sorriso, tutto il mio volto cambia. Mi si legge come un libro aperto. Me lo dicono in tanti.
E cosi’, seduta al bancone del bar, mentre osservo la vista su Downtown Manhattan e controllo il cellulare in attesa di Marghe, il barista dagli occhi verdi mi guarda e sorride. Mi chiede cosa voglio. Un bicchiere di vino rosso. Grazie.
Il libro di oggi, il mio libro, e’ aperto e dice che devo lasciare andare. Ancora una volta.
Questa volta quello che devo lasciare andare e’ la paura.
La donna razionale e pragmatica che e’ in me esce. Devo capire. Inizio a documentarmi. Potrei preparare un file Excel con tutti i colori e le celle “invisibili”. O forse una lista di pros & cons. Opto per il buon vecchio google ed inizio a studiare la cosa. Trovo questo articolo su Business Insider che mi sembra completo. Ecco le paure più comuni, ecco le mie paure:
- Paura di ricevere critiche: il farsi “bloccare” da quello che gli altri potrebbero pensare;
- Paura di fallire: “e se no piace?” e “se non va”?
- Paura del successo: ovvero la paura di essere davvero se stessi, di esporsi al pubblico e di avere successo per quello che si e’.
Ritorniamo da dove siamo partiti: tutto ciò che vale la pena fare, inizia con l’aver paura. Una sana paura. Perché ragazzi, se non c’e’ un po’ di paura in quello che facciamo, allora forse non ci stiamo spingendo abbastanza, non ci stiamo provando abbastanza.
Aver paura vuol dire, per come la leggo io, capire appieno le criticità e le potenzialità di un progetto, di una storia, di una situazione. Vuol dire non sottovalutare. Non dare nulla per scontato. Non bisogna farsi bloccare dalla paura, si chiaro. Ma bisogna leggerne i segnali, interpretarli e tenere sempre in mente una cosa fondamentale: e’ il viaggio che conta.
La soluzione alla mia inquietudine arriva come sempre dopo una ciacolata (n.d.r. una chiacchierata, per i non veneti) con Marghe, arrivata nel frattempo trafelata da impegni precedenti:
*** Be Fearful, be obsessed ***
Siate appassionati –obsessed per dirla all’americana- del vostro progetto, del vostro lavoro, dalla vostra vita. Impegnatevi, date tutto. Non abbiate rimpianti. Il tempo non e’ mai abbastanza. E’ sempre molto meno di quello che pensiamo. Con un pizzico di sana paura, vivete la vita appieno e provate a seguire i vostri sogni.
Non e’ semplice. Il cuore vi farà male di tanto in tanto. Non tutte le persone intorno a voi capiranno. Ma proseguite per quella strada, che e’ la vostra strada. Con il cuore che batte, gli occhi che brillano ed un piano definito (si perché senza quello…).
Ho letto proprio ieri una frase di Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti: “alcune persone muoiono a 25 anni e non sono sepolti fino ai 75″. Non permettete che la vostra vita sia questo. Apritevi al mondo, spargete la voce. Provateci. Almeno, provateci.
Tutto ciò che vale la pena fare, inizia con l’aver paura. E allora io mi e vi auguro di avere paura. Perché vorrà dire che starete vivendo veramente. Appieno.