Bread non c’è più

Doveva succedere, prima o poi. L’ho scoperto quando meno me l’aspettavo ed è stato un colpo al cuore.

E’ giovedì pomeriggio. Con Ellen Marie andiamo a vedere un concerto di musica Jazz nel West Village. Dopo il concerto passeggiamo verso SoHo e Nolita. La serata è piacevolissima. Il sole ancora tiepido filtra dagli alberi, davanti ad un murales colorato su Mott Street c’è una bimba vestita da ballerina classica che si fa fotografare dalla madre. Le passiamo davanti e ci scusiamo. Io sorrido, con le mie labbra rosse. Ellen Marie mi guarda con il suo sguardo penetrante. Delle persone mi fanno innamorare gli occhi, insieme al sorriso.

Ellen Marie è un prete (donna se ci fosse bisogno di precisare) luterano. Ma non aspettatevi tuniche e colletti bianchi. EM è una donna bellissima, dai lunghi capelli biondi, con un modo di fare riservato e sempre così sereno. Una bellissima donna, in ogni senso.

Arriviamo su Spring Street e passiamo davanti a Balthazar e Lombardi’s. Ancora un paio di blocchi e dovremmo arrivare davanti a Bread. Già,  da lontano qualcosa non va. L’insegna sembra diversa. Più mi avvicino e più mi assale una specie di ansia. E poi lo vedo: è chiuso. Si sono spostati di qualche blocco. Ora si trovano al 40 di Kenmore Street, sede del Nolitan Hotel. Nella vecchia location al 20 di Spring Street ora vendono jeans. Succede, a Manhattan, dove gli affitti quando scadono vengono rinegoziati a volte anche del 100%.

Da Bread sono andata con Marco per il nostro primo pranzo insieme. C’era anche il fratello Simone, a New York per lavoro. Una fatalità. Siamo a luglio del 2006, Bread era ancora nella sua versione pre-espansione. Pochi tavoli, quadri di artisti locali alle pareti, un ambiente curatissimo e casual allo stesso tempo. Il nostro posto preferito. Tanto che tutti i nostri amici sono stati portati religiosamente da Bread la domenica mattina per il brunch con gli eggs benedict. Una specie di pellegrinaggio alla Mecca, tutti dovevano andarci almeno una volta se a New York.

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Eggs Benedict

Dopo Marco ho continuato ad andare da Bread. Non subito, ci ho messo un po’ di tempo. Era come continuare a fare qualcosa che ci rendeva felici. Ripensavo sempre a quel primo pranzo insieme e a quelli successivi. Alle domeniche invernali con poca luce fuori, alle candeline sui tavoli, a quelle margheritine bianche che rendevano il tutto così grazioso. Alla cameriera che si è lamentata per la mancia troppo bassa che le avevamo lasciato (dopo averci trattato malissimo durante tutto il pranzo).

Ho guardato Ellen Marie, le ho spiegato la storia e le ho detto: “questo e’ un segnale. E’ ora di ricominciare“. Lei mi ha guardato ed ha sorriso, perchè EM non dà mai consigli, parla raccontando storie e metafore e tu capisci al volo.

Siamo finite in un altro posto carinissimo a pochi passi. Abbiamo parlato tutta la sera e alla fine lei mi ha detto: “Si, è ora. Sei pronta”.

 

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