Mi è capitato di essere intervistata da una giovane giornalista de “La Voce di New York”, Natascia Lorusso, trovate qui l’articolo. Era il 2013, l’anno piò diffiicle della mia vita ma di questo ne parleremo a tempo debito.
Nel definire la nostra conversazione Natascia ha parlato di “American Dream”. Non so se la mia storia, e quella di Marco, si possano definire da Sogno Americano, però, so che ci abbiamo provato con tutti noi stessi a creare un qualcosa in questa città. So che non abbiamo mai mollato, tutt’ora che Marco non c’è continuo a lottare e a non mollare io stessa. Perchè questo è un paese che ti fa sudare le cose, ma pian piano te le da. Ci vuole tanta pazienza e perseveranza. Da quanto ho iniziato a scrivere questo blog ricevo un sacco di email con consigli, domande, idee… e tutti mi chiedono una cosa: qual è la cosa che mi piace di più del vivere a New York? E la mia risposta è sempre la stessa: la meritocrazia, perchè un po’ alla volta ci si arriva ma bisogna essere sempre lì pronti ad accogliere e raccogliere ogni opportunità al volo. Occorre essere estremamente determinati, adottare un’attitudine positiva e vincente, e non dimenticarsi mai da dove si è venuti. Quanto meno questo ha funzionato per me e per Marco. Entrambi veniamo da famiglie normalissime, con padri operai e grandi lavoratori, e madri casalinghe e ancor più lavoratrici. Padri forti, quelli di una volta. Madri tutto fare che mandano avanti la baracca e non si fermano mai.
Ecco, se due ragazzi semplici (si direbbe della porta accanto) arrivati qui solo con una valigia e tanti sogni ce l’hanno fatta, allora potete farcela anche voi. Ecco, l’American Dream è proprio questo – secondo me.
Se vi va di conoscere qualcosa in più della mia storia (e di quella di Marco), potete leggere tutto l’articolo qui.