MARTY & THE CITY – Vivere senza programmi

In un battito di ciglia, eccomi qui, arrivata alla fine della mia terza settimana. Il tempo è praticamente volato. 

Non è stato semplice, sarei una pazza a dire il contrario, specialmente all’inizio. Vivere in una realtà così grande e diversa dalla mia è stato qualcosa di innaturale per me. Eppure, ultimamente, mi capita di sentimi orgogliosa per i miei piccoli traguardi, perché mai avrei pensato prima d’ora di avere un lato così intraprendente. Mi sento in qualche modo più matura, anche per le piccolezze, come prendere una metro e capire quale sia il verso giusto su cui salire, sapersi orientare in una città così immensa, cercare su Google Map una meta e poi partire da sola all’avventura, farsi capire da persone che non parlano la tua lingua, riuscire a svolgere le mansioni che mi affidano a lavoro. Chi avrebbe mai pensato di fare tutto questo un giorno, per di più a New York? Beh, io no di certo. 

Fino a qualche mese fa ero sui libri a studiare, preoccupata di organizzarmi in tempo per gli esami e ora mi guardo attorno e mi dico: ma dove sono finita? 

Prima di venire qui, vivevo la mia vita con un ritmo scandito e abitudinario: università, casa, fidanzato, uscite con gli amici. Tutto avveniva in modo piuttosto ripetitivo. Qui, ogni giorno può succederne una diversa, che sia un’uscita all’ultimo minuto con persone conosciute per caso, che sia una passeggiata da sola con la musica nelle cuffiette, che sia una visita in uno dei tanti incredibili musei di New York, che sia una chiacchierata in un pub di fronte a una birra. 

Il segreto è quello di vivere senza programmi, senza pensieri. Sentirsi liberi di scegliere e di andare ovunque. 

Questo mio nuovo modo di vivere va totalmente contro la mia natura. Talvolta sono quasi arrabbiata con questa città perché è come se mi imponesse di cambiare il mio carattere. Alla fine però faccio pace con lei e decido di farmi trascinare in tutto e per tutto. Tralasciando tutti i suoi difetti, le migliaia di persone con cui sei costretto a condividere le strade, lo stress che provoca il vivere in una metropoli, i prezzi esageratamente alti, le mance da ricordarsi dopo una cena, la grande quantità di senzatetto abbandonati a se stessi sui marciapiedi, le notti che non riesco a dormire per i rumori assordanti, pur avendo i tappi… ammetto che questa città ha qualcosa di speciale ed è bello subirne il fascino. 

Erano giorni che avevo per la testa l’idea di passare un sabato sera sopra un rooftop per ammirarne la vista, sorseggiando un cocktail. Per chi non lo sapesse, i rooftop sono dei locali, ad ingresso libero, posizionati nel punto più alto dei grattacieli: sul tetto. Detta così non sembra niente di particolare, ma provate a immaginare cosa si prova ad andare per la prima volta in un rooftop posizionato al 30° o 50° piano di un palazzo e trovarsi di fronte una vista mozzafiato.  Essendo io una persona festaiola e avendo l’abitudine di andare spesso a ballare con gli amici, uno dei miei tanti sogni qui a New York era proprio questo. 

Purtroppo, non avevo ancora trovato nessuno disposto a venire insieme a me. Nel posto dove vivo ci sono tante ragazze, è vero, ma molte di queste non hanno più interesse a visitare alcune parti della città, dato che vivono qui da molto. Ormai rassegnata, un giorno come tanti, ho conosciuto però un gruppo di ragazze spagnole. Così diverse ma allo stesso tempo così simili al mio carattere. Sono state proprio loro a propormi di passare una serata in un rooftop! Eccitata all’idea, ci siamo recati lì proprio lo scorso sabato. Si trovava a DownTown.

Arrivate, dopo aver mostrato la carta d’identità all’ingresso, siamo entrati nel locale, deserto. Ho pensato tra me e me: “Ma dove sono tutti? Di tutti i locali, proprio in quello sconosciuto dovevamo capitare?”. Subito dopo è arrivata una delle ingressiste che ci ha accompagnate in ascensore e in un attimo ci siamo ritrovati in cima. Appena le porte si sono aperte davanti a noi, è apparso il locale, pieno di gente che ballava, con tanto di dj, circondato da vetrate da cui si poteva scorgere tutto lo skyline notturno di Manhattan. Al di fuori del bar, un terrazzo con una piscina nel mezzo e attorno a me uno spettacolo incantevole. Da una parte il One World Trade Center, dall’altra i grattacieli del New Jersey separati da New York dal fiume Hudson, dall’altra ancora l’Empire State Building. Atmosfera da paura, impossibile da descrivere. Sembrava come fossimo isolati dal resto del mondo a quell’altezza, si vedevano solo le sagome delle persone in strada, senza sentire neanche un rumore se non quello della musica e della gente nella nostra terrazza. Dopo aver preso un cocktail, mi sono appoggiata alla balaustra e sono rimasta per minuti in silenzio, incantata da tanta bellezza. 

Ph

Un commento Aggiungi il tuo

  1. trentazero ha detto:

    Vivere così e’ bellissimo!

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