15 luglio 2016
- Giornata triste oggi.
Sveglia alle 6. Camminata mattutina di 30 minuti. Fitbit conta i miei passi. Torno a casa. Doccia. Trucco. Asciugo i capelli. Scambio qualche parola con Belinda. E’ stata una settimana lunga.
Preparo la colazione. Tisana drenante. Una prugna. Tre fette biscottate. Marmellata al ginger e arancia. Con la mia vestaglia in seta giapponese. Blu notte. A fiori bianchi.
Metto i vestiti selezionati ieri sera. Niente rossetto. Scarpe comode per il casual Friday. Vestitino di lino color crema. Collana di legno.
Esco. Cammino fino alla metro. Il sole splende. Devo mettere gli occhiali da sole. Quelli di Marco. Piccoli ricordi che porto con me, silenziosamente.
Tutto sembra normale.
O niente, proprio niente lo é?
Scendo a Grand Central. Polizia ovunque. Mitra. L’esercito é qui ragazzi! E questi qui mica scherzano. Con le loro tute mimetiche. E le loro armi così vicine. Così reali.
Penso che non voglio questo. Non voglio la paura. Il mio corpo, e la mia mente, non possono essere contenuti. Non devono essere contenuti. Imperterrita, guerriera forte e sognatrice, continuo a fare tutto in maniera normale. Non mi voglio arrendere. Non cambieró nulla di quanto sto facendo, non mi faró sopraffare dalla paura. Vincerebbero loro.
Questi sono tempi difficili. Tempi in qui ci guardiamo tutti pieni di sospetto. Mi capita di scendere dal vagone e aspettare il treno successivo. Perché qualcuno mi sembra sospetto. Una barba. Uno zainetto. Tanti luoghi comuni. Ai quali generalmente non credo. Sono pragmatica, io. Ma allora é questa la paura? Non mi sono neanche resa conto: la mia vita é già cambiata. Tutte le nostre vite lo sono. Siamo tutti piú attenti. L’allerta é sempre al massimo. Siamo sospettosi. Stiamo con i nostri. Cosí, per sicurezza.
Ma non é questo che sognavo quando ho fatto l’universitá. Quando sono partita per l’Erasmus. Quando mi sono trasferita a New York. Volevo un mondo libero. Meritocratico. Volevo crescere, rimanendo sempre una sognatrice. Continuando a stupirmi delle cose belle e a passare sopra a quelle brutte. Perché cosí é la vita. Si gioca con le carte che si hanno. E con quelle che ci vengono date.
Il cambiamento siamo noi. In ogni piccola cosa che facciamo. Che scriviamo. Che condividiamo. Non facciamoci vincere dalla paura. Continuiamo a studiare. Ad imparare. Ad essere liberi con il nostro pensiero. Liberi con le nostre azioni. Soprattutto, continuiamo il dialogo. É proprio nei momenti difficili che bisogna tirare fuori il carattere.
Siete pronti?